Come si fa a capire i giovani? #28
Segnali da → principi morali, ravioli coltivati, lotte sindacali, piani di studi, nomadi digitali, Bologna e uffici prossimi
Oltre ad aver creato il manifesto, in questo periodo ci stiamo interrogando su come rendere più utile “l’organizzazione del disordine” che tentiamo di fare.
Segnali oggi funziona così: una chat (stiamo capendo come renderla più aperta) dove la redazione si scambia e commenta un sacco di link; una mail a cui riceviamo spunti. Da questo “flusso” selezioniamo e organizziamo per far emergere gli argomenti più importanti. Ci ritroviamo online per discutere e poi scriviamo.
È un’operazione meccanica ma sappiamo che è incredibilmente soggettiva perché il racconto della realtà dipende soprattutto da cosa decidi di illuminare. Noi invece ambiamo a fare un racconto che restituisca la complessità di quello che ci circonda.
Perciò, a partire da questo numero, il ruolo di "Editor in Chief" sarà svolto a turno da una persona della redazione rispecchiando la propria sensibilità. Inauguro io che per i numeri precedenti ho già svolto questo ruolo, così ne approfitto per ringraziare del sostegno che riceviamo perché tornerò ad occupare questo spazio tra un po'.
Stefano Daelli
Rifiutiamo gli stereotipi «sui giovani»
Una generazione più consapevole
I creator di TikTok stanno utilizzando l'intelligenza artificiale per immaginare scenari alternativi della storia, spostando l'attenzione sulle conseguenze del colonialismo.
Le persone appena entrate nel mondo del lavoro sfidano i tradizionali codici di abbigliamento in ufficio, omologato e carico di stereotipi, adottando uno stile per riflettere l'identità individuale, con il lavoro da remoto che ha acceso la miccia.
La convinzione diffusa del declino della moralità è smentita nei fatti da una ricerca che dimostra come la percezione del declino morale è un'illusione causata da informazioni distorte ed esposizione selettiva.
Se tutto cambia, cambiamo anche le preferenze
L’economia dello streaming va così così perché Chi Comanda non sta capendo niente delle nuove “monoculture” e dei loro gusti. Ecco perché le poche serie di grande successo si estendono oltre il necessario. Il futuro della televisione dipende dalla capacità di comprendere la frammentazione del pubblico e di soddisfare in massa queste nicchie.
Tra i giovani la pesca urbana in canali o bacini artificiali sta crescendo. È un'esperienza attiva, promossa dalla diffusione sui social media degli influencer di pesca, anche grazie al fatto che ha un impatto positivo riconosciuto sulla salute mentale e fisica.
Basta etichette inutili
In Italia c’è sempre più consapevolezza che il concetto di NEET contiene profili e storie molto diverse che non trovano sostegno nelle misure one-size-fits-all: giovani mamme, ventenni con lavoretti, figli del lockdown, persone troppo preparate.
Tutto questo per dire che forse ha ragione Pew Research Center che abbandonerà le etichette generazionali per evitare semplificazioni senza base scientifica: la divisione per generazioni può oscurare linee più profonde di differenze sociali.
Fonti: Rest of the world, BBC, Nature, Dirt, The Guardian, Nature, Fortune.
Fronte accademico per la giustizia ambientale e sociale
A cura di Ilaria N. Brambilla
Non esiste un pianeta sicuro senza giustizia sociale
Nel 2009 un gruppo di ricercatori guidati da Johan Rockström propose 9 indicatori relativi ai “Planetary Boundaries”, i confini entro i quali le attività umane possono avere luogo senza mettere a rischio la stabilità del sistema Terra. Sappiamo, però, che l'impatto dei cambiamenti ambientali a livello globale non è uguale per tutte le persone. Per questo i membri del team originale hanno ora proposto un aggiornamento dei parametri che tiene in conto queste differenze, aggiungendo la giustizia sociale. Se volete approfondire il legame, potete immergervi nel catalogo dei conflitti sociali nati in seguito a illeciti ambientali: si chiama Environmental Justice Atlas, nato da un progetto di ricerca di diverse università nel mondo ora concluso ma che continua a essere alimentato (e a cui si può contribuire).
La giustizia ambientale nel piano di studi
È da qualche settimana che un gruppo di docenti universitari ha iniziato una raccolta firme da inviare a rettori e rettrici italiane perché inseriscano nel piano di studi di tutte le facoltà un corso o un insegnamento trasversale dedicato alla crisi eco-sociale che offra prospettive pluridisciplinari e metta a confronto visioni e soluzioni alternative. La proposta segue le decisioni già prese in Francia da Science Po, che ha introdotto al primo anno un corso obbligatorio di 24 ore in “Ecological Culture”, e in Spagna (all’Universidad de Barcelona e all’Autónoma), grazie alla pressione degli studenti del movimento ambientalista End Fossil, che hanno anche ottenuto dalle università la rinuncia al ricorso a finanziamenti privati da parte di compagnie petrolifere.
Nel frattempo, le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle diverse comunità umane, in particolare nel Sud Globale, sono al centro della creazione del nuovo istituto dell’Università dell’ONU su “Big data e Intelligenza artificiale per la gestione del cambiamento dell’habitat umano”, che vedrà la luce a Bologna a partire da metà 2024. Il progetto prevede lo sviluppo di attività di ricerca e didattica transdisciplinare, combinando le nuove tecnologie per anticipare le conseguenze del cambiamento climatico sulle società in tutti i suoi aspetti fisici, socioeconomici, culturali e sanitari.
Fonti: Nature, EJ Atlas, Sciences Po, El Diario, Art-Er.
Ancora più futuri appetibili
A cura di Valentina Lunardi
Possiamo alimentarci dal nulla?
Un'azienda di foodtech israeliana ha annunciato di aver stampato il primo filetto di pesce utilizzando cellule animali coltivate e cresciute in laboratorio. Umami Meats estrae le cellule (di cernia) e le fa crescere fino a ottenere muscolo e grasso, a cui Steakholder Foods aggiunge un "bio-ink" adatto per speciali stampanti 3D. Nel frattempo, Spout sta lanciando un “generatore di acqua atmosferica” che può produrre circa 9 litri di acqua potabile al giorno.
La via asiatica all’alimentazione plant-based
Anche in Asia il consumo di cibo plant-based inizia a interessare una nuova generazione di persone, alla ricerca di un incontro tra proteine vegetali, sapori locali e convenienza economica. In Cina, i ravioli "di carne" a base vegetale di Starfield sono diventati il piatto simbolo delle proteine alternative, mentre nelle Filippine, i piatti della colazione con carne macinata diventano a base di jackfruit e fagioli mungo grazie a Worth The Health, che mira a espandersi su altri mercati con piatti tradizionali in versione veg.
Una sfida chiave per i produttori di proteine alternative in Asia è il prezzo, soprattutto per la produzione. Gaia Foods di Singapore è la prima azienda di carne rossa coltivata del Sud-est asiatico, con l'ambizione di abbassare il costo della carne coltivata al prezzo odierno della carne allevata.
Fonti: Reuters, Fast Company, Starfield CN, WTH Foods, Channel News Asia.
Prendersi cura dello Spazio Pubblico
→ A cura di Francesco Pirri
Spazio o non spazio, questo è il dilemma
In Francia si infiamma il dibattito intorno all’artificializzazione dei suoli e al consumo di spazio, oggetto di un’ambiziosa politica di zero artificializzazione netta a orizzonte 2050 per la quale il parlamento ha votato in questi giorni un pacchetto di aiuti per le collettività locali. Il dibattito rimette in gioco la controversa relazione con lo spazio: è una risorsa da consumare o preservare?
Un laboratorio del vivere
Lo spazio trova una nuova natura una volta che la densità umana, abitativa e di idee, raggiunge una soglia critica. Ed è la loro vitalità e funzionalità che rende quindi questi spazi fondamentali per la vita urbana. Strade, parchi, edifici, interagiscono tra loro e vengono interpretati secondo le lenti dei diversi professionisti che lavorano su di essi, come mostra il testo ‘Anatomia dello Spazio Pubblico’ pubblicato da ParkAssociati, LAND e TransformTransport.
Ila Beka e Louise Lemoine hanno pubblicato tra 2017 e 2022 dieci film in “onore” dello spazio pubblico, intitolati Homo Urbanus e ambientati in dieci città emblematiche fra cui Bogotà, Tokyo e Venezia. Un inno alla semplice complessità del palco dove ogni giorno recitiamo la nostra ricerca della direzione della vita.
Innovazione sociale e co-produzione
Lo spazio pubblico non è semplicemente un’arena né la somma di tante individualità: è anche un luogo pianificato, risultato di processi di cooperazione mediata e strategie comuni. Uno studio di Elena Ostanel sulla città di Bologna mostra come l’interazione tra pratiche di innovazione sociale (iniziative cittadine per risolvere problemi comuni) e co-produzione crei nello spazio pubblico delle “zone di commercio”. Sono luoghi di mobilizzazione per una diversità di pensieri, il confronto e risoluzione dei conflitti, capaci di avere un impatto sulla visione strategica stessa dello spazio pubblico. Segnaliamo anche che la città di Bologna sarà protagonista, rappresentata dalla sua vice-Sindaca Anna Lisa Boni, alla conferenza Old Cities New Ambitions: the future of urban Europe, organizzata da LSE il 5 luglio alle 18.30 (orario londinese) che investigherà come le città europee, istituzioni ormai millenarie, possono affrontare i nuovi problemi della modernità.
Fonti: Le Monde, Rivista Nautilus, Transform Transport, YouTube, Sage Journals, London School of Economics.
Nomadi Digitali o Hacker Urbanisti?
→ A cura di Silvia Spinelli
Nomadi Digitali: una galassia di menti erranti
Determinare il numero esatto è come cercare di contare le stelle. Grazie a Nomad List, però, è possibile aprire un varco nel caos celeste: 265.000 nomadi sparsi in tutto il mondo. Mezza armata proviene dagli USA, un terzo dall’Europa, mentre il resto sfida le coordinate globali. Ma molti preferiscono mantenere un profilo basso, quando la loro scrivania è una spiaggia da sogno... Attenzione, però, anche i paradisi celano conflitti. Il dibattito sui nomadi digitali si è aperto e ora è giunto il momento di trovare un equilibrio tra libertà e rispetto, in un'odissea in cui mondi e classi sociali si intrecciano.
L’armonia instabile della gentrificazione
Cosa succede quando i nomadi digitali incrociano la resistenza delle comunità locali? I privilegi economici si scontrano con l'identità di quartieri in trasformazione e il sogno dell'avventura si trasforma in un'armonia instabile. La lotta tra esploratori e cittadini locali si fa sentire, e i manifesti urlano la verità: un conflitto di interessi che va oltre le differenze di pelle e di passaporto. Quale futuro aspetta questa relazione?
Fonti: Rest of The World, Nero Edizioni, IBS.
La bulimia del lavoro
→ A cura di Chiara Leonardi
Quanti umani servono per fare un’AI?
Il numero di persone che lavorano nell'etichettatura di dati per addestrare i modelli di intelligenza artificiale potrebbe raggiungere il miliardo. Oggi sono per lo più crowdworker in Asia e Africa con condizioni di lavoro terribili. Se tra gli ingegneri serpeggia l’idea che presto si potrà fare a meno di annotatori umani, è plausibile invece che questo lavoro diventerà ancora più vitale per risolvere le controversie man mano che i sistemi di intelligenza artificiale si diffonderanno. «L'atto di spiegare e semplificare la realtà per una macchina si traduce in una grande complessità per l'umano», sostiene un ampio reportage del New York Magazine. Dovremmo quindi dare il giusto valore a questi posti di lavoro nell'economia dell'AI.
Umani che smettono di funzionare
La pandemia ha accelerato un processo di profondo cambiamento legato al senso e al significato che il lavoro occupa nelle nostre vite. Il fenomeno delle Grandi Dimissioni è un sintomo dell’enorme delusione nei confronti della retorica capitalista di emancipazione, meritocrazia e gratitudine, che ci ha reso solo più stanchi. L’antropologa Francesca Coin analizza nel suo libro la crisi esistenziale di chi di noi sente di voler rifiutare un destino nelle vesti di capitale umano produttivo, e ci fa vedere nella fuga un gesto capace di togliere eternità alle attuali norme e narrazioni che regolano la dignità del lavoro.
Gli uffici lo sanno che stare vicini è importante
Proximate è lo studio del Senseable City Lab del MIT che ha provato a quantificare la connessione sociale degli uffici pre e post-covid. Lo studio monitora l’impatto che il lavoro a distanza ha avuto sui legami deboli, ovvero su quegli scambi fortuiti e non pianificati che accadono in ufficio, vitali per far germogliare nuove idee. Le molte connessioni spontanee andate perse confermano il valore sociale della prossimità e il suo peso specifico sulla capacità di innovazione delle organizzazioni.
Lotte contro i sindacati
Uno strano effetto boomerang si sta verificando nel comune di Ithaca (New York) dove tre sedi di Starbucks, sindacalizzate nel 2021 per far fronte a preoccupazioni per la salute e la sicurezza dei dipendenti, sono ora in fase di chiusura. I recenti scioperi hanno creato ripercussioni negative sul brand che l’azienda ha cercato di limitare con un ciao alle sedi e dunque anche con un ciao all’attività sindacale che era stata da poco resa diritto.
Fonti: Arxiv.org, NY Mag, Einaudi, Frame, Forbes.
Neurodiritti e libertà cognitiva
→ A cura di Giulio Bordonaro
Gadget tecnologici che leggono la mente
Tra le migliaia di brevetti depositati per l’Apple Vision Pro, ce ne sarebbero alcuni che permettono di interpretare lo stato mentale di un utente basandosi sui suoi dati corporei quando si trova in un’esperienza immersiva. Addirittura da micro movimenti involontari delle pupille sarebbe possibile anticipare alcune decisioni. Ecco perché Apple ha deciso che i dati completi sull’eye-tracking non saranno condivisi con le app di terze parti.
La privacy mentale nell’era dei sensori neurali
Le tecnologie che permettono il monitoraggio e la decodifica delle attività mentali potrebbero essere a un punto di svolta. Secondo Nita Farahany, abbiamo ancora un momento per regolare l’uso di questi dati nella società, prima che comincino a essere sfruttati da aziende, governi e individui in modo spregiudicato. Abbiamo bisogno di un nuovo diritto alla ‘libertà cognitiva’, come aggiornamento dei diritti umani alla privacy, alla libertà di pensiero e all'autodeterminazione.
Protesi artificiali e obsolescenza programmata
Che succede poi se l’azienda produttrice del nostro impianto neuromedicale fallisce e smette di aggiornarlo o – peggio ancora – ne obbliga la rimozione? In che modo il diritto fondamentale all’integrità fisica e mentale dovrebbe estendersi alle protesi tecnologiche?
Fonti: Apple Insider, TED, The Guardian, MIT Technology Review.
L’importanza della politica
Le aziende sempre più devono considerare l'incertezza politica in tutte le loro decisioni strategiche. Per questo la figura del Chief Political Officer può facilitare la cooperazione tra governo e azienda, navigando le complessità politiche per il successo aziendale.
Ogni volta che nuove tecnologie destinate a stravolgere la società bussano alla porta ci ricordiamo dell’importanza della politica: è iniziato l’iter del Parlamento Europeo per normare l’utilizzo dell'AI nella sorveglianza biometrica, polizia predittiva, diritto d’autore, per proteggere la sicurezza, i diritti fondamentali e la democrazia.
Il presidente dell'Indonesia Joko Widodo vuole salvare Jakarta dal suo sprofondamento spostandola in un’altra isola a 800 miglia. La sua ambizione non è quella di fare un “semplice” trasloco ma creare una metropoli sostenibile e verde in grado di attrarre élite globali, nomadi digitali e investimenti tecnologici. Per ora però non è stato costruito ancora nulla.
Fonti: Financial Times, Parlamento Europeo, New York Times.
Bacheca di Comunità
Summer school | Come Coralli è la tredicesima Rena Summer School. Dal 31 agosto al 3 settembre a Matera. Candidature aperte fino al 9 luglio.
Summer school | School of Disobedience offre un’esperienza di formazione unica all'intersezione tra creazione, ricerca, educazione non formale e attivismo comunitario con corsi intensivi o programmi full time itineranti per l’europa.
Vacancy | Bravo Innovation Hub ha attive 5 nuovi programmi di accelerazione. Le iscrizioni scadono oggi.
Vacancy | Stratosferica cerca un Grant Manager & Project Developer da inserire full time nel team.
Questo numero è curato da Stefano Daelli.
Hanno contribuito: Davide Agazzi, Giulio Bordonaro, Ilaria Nicoletta Brambilla, Matteo Brambilla, Mafe de Baggis, Mario Bochicchio, Giorgio De Ambrogio, Cinzia D'Emidio, Nicoletta Gomboli, Chiara Leonardi, Valentina Lunardi, Luca Monti, Filippo Pretolani, Francesco Pirri, Silvia Spinelli e Giulio Zucchini.