Speciale COP26. Se oltre a piantare alberi allevassimo balene? #17
Convenzioni, balene, rifiuti, ghiacciai, abiti usati, sensori termici e monopattini
Ciao!
In questo numero abbiamo deciso di tuffarci nella complessità delle questioni ambientali partendo dalla conclusione della COP26, la Conferenza delle Parti - cioè i 196 Paesi che hanno firmato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici - tenutasi a Glasgow, a presidenza britannica in partnership con l’Italia.
Ok, se ti ha già preso lo smarrimento leggi questo articolo che spiega cos’è una COP e come funziona. Di come sia andata questa COP26 ne parliamo sotto grazie ad alcunə espertə.
Prima però vorremmo farci due domande: le COP servono davvero a fermare o mitigare i cambiamenti climatici? Sono lo strumento migliore per farlo?
Secondo la matematica e storica del clima Amy Dahan e il sociologo esperto di questioni climatiche Stefan Aykut, già autorə di ‘Gouverner le climat?’, avrebbe molto più senso pensarle come spazi di convergenza di forze diverse e utili alla circolazione di conoscenza, sia in termini di riduzione delle emissioni sia di argomentazioni giuridiche.
Quindi dovremmo valutarne il successo in base alle connessioni e alle relazioni che riesce a creare, alle mobilitazioni sociali e all’impatto che ciò di cui si discute ha sulla scelta di decarbonizzare le attività umane, piuttosto che in base al raggiungimento di accordi vincolanti. Da questo punto di vista, se la delusione rispetto alle poche ambizioni di questa COP porteranno una maggiore pressione su governi e big corp, forse non sarà stato invano.
Come è andata la COP 26 di Glasgow
RUBRICA SPECIALE: Abbiamo chiesto a 5 espertə un commento e una segnalazione
«Questa COP non ha dimostrato ai giovani che avevano torto, ma ha reso le loro ragioni l’unica bussola possibile»
Caterina Sarfatti, direttrice Inclusive Climate Action di C40 Cities
Partiamo dalle vittorie. Le principali sono due: l’aver costretto tutti ad accettare e formalizzare l’obiettivo del grado e mezzo come l’unico possibile per evitare sofferenze inimmaginabili ai nostri figli e nipoti e, inoltre, aver incluso per la prima volta nella storia dei negoziati un impegno (seppur annacquato all’ultimo momento) a ridurre l’uso del carbone. Come ha detto Frans Timmermans, vice presidente della Commissione Europea, si tratta di oro da 18 carati e non da 24. Ma è pur sempre oro. Nel dirlo è poi doveroso ricordare che le grandi città del mondo, a differenza dei Governi, erano già arrivate a definire simili obiettivi nel 2016 e nel 2020.
Il maggior fallimento, invece, è decisamente quello costituito dalla scelta dei Governi del Nord del mondo responsabili di aver rimandato ancora una volta il finanziamento orientato ai Paesi più vulnerabili.
Mantenere alta la pressione affinché i governi dimostrino di adeguarsi “alla miglior scienza disponibile” ogni anno è forse il cambio di passo più significativo uscito da Glasgow.
Per approfondire, consiglio di leggere questo pezzo di Fiona Harvey, forse la migliore reporter al mondo sulla crisi climatica, sintetizza benissimo i punti salienti usciti dall’accordo di Glasgow.
«La COP26 si chiude con alcuni risultati importanti su specifici punti, ma non riesce ancora a imprimere il giusto passo al necessario cambiamento globale»
Gianluca Ruggieri, ricercatore universitario e vice presidente di è nostra
Del resto un processo negoziale che include oltre 190 paesi e innumerevoli attori non-statali forse non è lo strumento da cui possiamo attenderci strappi significativi in avanti. Allora è necessario continuare a studiare, a lavorare e a lottare ogni giorno e in ogni ambito, avendo chiare la dimensione e l’urgenza della sfida. Quelle che abbiamo cercato di descrivere in un libro collettivo ben riassunto in questo contributo di Mauro Garofalo per Nòva.
«Non un successo scintillante, ma nemmeno un fallimento»
Emanuele Bompan, giornalista e direttore di Renewable Matter
Su VanityFair e su Renewable Matter due articoli che raccontano per bene l’esito di questi negoziati del giornalista esperto di ambiente Emanuele Bompan. Seguilo su Linkedin dove è stato inserito tra #linkedintopvoices, un bel modo di coprire in diretta questi eventi.
«Dovremmo ascoltare di più le voci di chi rischia di scomparire»
Giuseppe Torri, assistant professor della University of Hawaii
Come le comunità delle Isole del Pacifico. Noi Europei non riusciamo ad apprezzare fino in fondo quello che stanno passando, perché “qui da noi” è da un po’ che non succede che intere nazioni cessino di esistere (con bandiere, identità nazionali ed inni che rischiano di essere sommerse dal mare). Già dal modo in cui ne parliamo, e dalle soluzioni che ipotizziamo («non possiamo spostarli in qualche altro paese?») si capisce approcciamo il problema da un angolo completamente sbagliato, un punto di vista colonialista. Questo intervento di Brianna Fruean, attivista Samoana, può aiutarti a capirlo.
«La COP e la città non si mischiano»
Paola Pasino, Principal Officer City Centre Strategy del Glasgow City Council, la città che ha ospitato il negoziato
I delegati vengono trasportati tra gli alberghi e la zona blu senza avere il tempo o l'opportunità di conoscere la città. Mi sarei aspettata un'atmosfera simile alle Olimpiadi di Torino del 2006 o ai Commonwealth Games a Glasgow del 2014, quando tutta la città era in festa, ma decisamente non è così per COP. Forse come reazione al COVID, gli universi dei partecipanti e dei cittadini sono rimasti paralleli, con eccezione degli eventi di Fringe e del Sustainable Glasgow Landing.
Ps: se volete scoprire tutto quello che Glasgow sta facendo per diventare più sostenibile, questo è il link giusto per voi → Sustainable Glasgow StoryMap
Cacca di balena, Craiglist, design, app e Gambia: buone notizie per l’ambiente dai posti più inaspettati
A cura di Valentina Lunardi
→ Un motivo in più per amare le balene
Grazie a un'elaborata indagine decennale è stato scoperto che i più grandi animali del pianeta nascondono un segreto formidabile: funzionano come delle enormi macchine fertilizzanti capaci di assorbire quantità di anidride carbonica pari a foreste continentali. [Anthropocene Magazine - segnalato da Ilaria Nicoletta Brambilla]
→ L’economia circolare è meglio di quello che pensi
In diverse località degli Stati Uniti dal debutto di Craigslist la quantità di rifiuti solidi pro-capite nelle municipalità si è ridotta del 2-6%. Per una città come New York, che ha speso 2,3 miliardi di dollari per la gestione dei rifiuti urbani nel 2016, questo potrebbe rappresentare un risparmio annuo compreso tra 45 e 140 milioni di dollari. [SSRN - segnalato da Benedetta Roiati]
→ Pratiche di design rigenerativo
E se la sostenibilità non fosse abbastanza? Standard Deviation ha sviluppato un modello di business design improntato sul concetto di rigenerazione, con l’obiettivo di guidare le organizzazioni non a diminuire il loro impatto ma a funzionare come forze positive che ripristinano il contesto in cui sono inserite. [Space10 - segnalato da Stefano Daelli]
→ Ti sei ricordato di spegnere la luce?
AWorld è un’app italiana e selezionata dalle Nazioni Unite come app ufficiale a supporto della campagna ActNow contro la crisi climatica in vista di Cop26. [Wired - segnalato da Silvia Spinelli]
→ Gambia primo della classe
Nonostante la sua produzione di emissioni sia quasi nulla, il Gambia con i suoi piani di agricoltura collaborativa e comunitaria e l’adozione sempre più massiccia di energie rinnovabili è l’unico paese al mondo dotato di una climate action che rispetta gli accordi di Parigi. [Spaghettipolitics - segnalato da Valentina Lunardi]
Troppo vicini al disastro
A cura di Davide Agazzi
→ Disagio ai massimi livelli in tanti formati diversi
Mappe e infografiche sulla relazione tra cambiamenti climatici e frequenza dei disastri ambientali; una ricostruzione della temperatura della Terra negli ultimi 20 mila anni; una collezione di dati e analisi sull’inquinamento atmosferico a cura dell’UNEP, foto struggenti che documentano 20 anni di scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia
[Guardian, Interactive Stuff, UNEP, This is colossal – segnalati da Valentina Lunardi]
→ Il costo ambientale del commercio internazionale
Si sa che le emissioni causate dai trasporti abbiano un impatto importante sul clima. Il problema però non è solo il costo ambientale dei trasporti ma il fatto che stiamo esternalizzando le nostre emissioni in Paesi che poi subiscono anche i disastri ambientali ad esse collegati [The Conversation - segnalato da Ilaria Nicoletta Brambilla]
Buone intenzioni, brutte conseguenze
A cura di Valentina Lunardi
→ Il fast fashion fa male anche se lo doni
Ogni settimana 15 milioni di vestiti usati arrivano dai paesi occidentali ad Accra, capitale del Ghana: i locali li chiamano «obroni wawu» — dead white man’s clothes. Un articolo di storie e immagini post-apocalittiche racconta che fine fa la nostra passione per il fashion. [ABC - segnalato da Valentina Lunardi]
→ Aiuti che non aiutano l’ambiente
Quali settori sono a più alto impatto ambientale? Trasporto aereo o energia starai per dire, ma hai mai pensato alle organizzazioni umanitarie? Léopold Salzenstein e Kylee Pedersen hanno chiesto a 24 organizzazioni di stimare la loro impronta ecologica totale e di dire cosa, se c'è qualcosa, stanno facendo per ridurla. [The New Humanitarian - segnalato da Giulio Zucchini]
Soluzioni sostenibili per le città
A cura di Davide Agazzi
→ Ridurre il traffico con soluzioni tecnologiche e incentivi
Amburgo ci sta provando attraverso una rete di sensori termici. Barcellona invece ti regala abbonamento ai mezzi pubblici valido tre anni se rottami la tua vecchia auto. Quale strada funzionerà di più?
[Flir e AMB, segnalati da Mario Bochicchio]
→ E se invece di continuare a costruire abolissimo l’ora di punta?
È la provocazione dell’architetto Carlo Ratti, che ha lavorato al nuovo piano urbanistico della città di Melbourne, riflettendo sull’opportunità di usare al meglio gli spazi delle nostre città cambiandone i ritmi, la densità e alternando le destinazioni d’uso durante il giorno, invece di continuare a costruire. [Project Syndicate – segnalato da Giulio Bordonaro]
→ I monopattini elettrici sostituiranno le auto?
No, o meglio, non ancora. In alcuni casi le bici elettriche e monopattini stanno rafforzando la cultura delle quattro ruote. Ma è troppo presto per giungere a conclusioni definitive perché si tratta di cambiamenti introdotti pochissimo tempo fa. E - ormai lo sappiamo - in tutte le curve dell’innovazione (a posteriori) prima di grandi miglioramenti si registrano dei peggioramenti. [Real Life – segnato da Stefano Daelli]
→ Progettare le strade come uno spazio pubblico
È quanto si è messo in testa il Comune di Milano, che ha appena pubblicato delle linee guida per progettare strade e piazze in modo da ridurre rischio di incidenti, ridurre il numero di automobili circolanti, favorire gli spostamenti a piedi e in bici e promuovere la sostenibilità. [Segnalato da Demetrio Scopelliti]
L’Affaire du Siècle: lo Stato francese condannato per inazione climatica
A cura di Giorgio De Ambrogio e Francesco Pirri all’interno della rubrica ‘Grounding Paris: Modelli, politiche, e idee dall’altro lato delle Alpi’
Il ricorso alla giustizia amministrativa può essere uno strumento politico, in mano a società civile e territori, per condurre a un intervento pubblico più efficace per la giustizia ambientale?
In Francia da qualche settimana si parla molto di una sentenza amministrativa che ha un importante peso politico. Il 14 ottobre il TAR di Parigi ha condannato lo Stato francese per inazione climatica, affermando che il governo deve «riparare il danno ecologico» causato dal suo mancato rispetto degli impegni dell’accordo di Parigi di ridurre le emissioni di gas serra nel triennio 2015-2018.
Il caso si chiama ‘l’Affaire du siècle’, è ispirato all’azione di un gruppo di associazioni olandesi ed è il risultato di tre anni di mobilitazione di sei ONG capaci di raccogliere 2,3 milioni di firme prima di citare in giudizio lo Stato, nel febbraio 2019.
Il successo dell’Affaire du Siècle ha seguito di pochi mesi un’altra sentenza amministrativa storica. Nel 2019, la città costiera di Grande-Synthe - particolarmente esposta ai rischi legati all’innalzamento delle acque - si è rivolta al Consiglio di Stato in seguito al rifiuto del governo di accettare la sua richiesta di politiche più ambiziose per rispettare gli obiettivi dell'accordo di Parigi. Per la prima volta, la Corte ha stabilito che la richiesta del comune fosse ricevibile, condannando lo Stato nel novembre 2020 a giustificare la propria inazione. Gli elementi forniti dal governo, giudicati insufficienti, hanno portato a una nuova sentenza a Luglio 2021, con la quale è imposto allo Stato di mettere in campo misure più efficaci entro nove mesi.
Hai captato un segnale dal futuro?
→ inviacelo a segnalidalfuturo@substack.com
Segnali Dal Futuro è la comunità diffusa di apprendimento per allenarsi ad immaginare il futuro composta da 1.173 persone.
Questo numero è curato da Davide Agazzi, Giulio Bordonaro, Matteo Brambilla, Stefano Daelli, Giorgio De Ambrogio, Cinzia D'Emidio, Valentina Lunardi, Luca Monti, Francesco Pirri, Benedetta Roiati, Demetrio Scopelliti, Silvia Spinelli, Giulio Zucchini.
Introduzione di Ilaria Nicoletta Brambilla.
Aggiornato 15 novembre 2021, ore 08:00.
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