Perché non ne parliamo in diretta? #5
Evento + Segnali da → uffici, strutture di potere, mesopotamia, libri, micro-fabbriche e think tank
Ciao,
Segnali Dal Futuro è la newsletter collaborativa di segnali culturali, tecnologici, politici ed economici per allenare la nostra capacità di immaginare il futuro.
Lo scorso numero abbiamo lanciato un esperimento di intelligenza collettiva per mappare le iniziative pubbliche più significative in risposta alla crisi Covid realizzate durante gli ultimi 12 mesi. Chi sta mettendo in campo le azioni di significative per costruire città a prova di pandemia?
Puoi dare il tuo contributo fino a mercoledì 10 febbraio rispondendo a queste 2 domande.
Parliamone insieme ? 🗓 Invito
La prima in cui abbiamo iniziato a coltivare questa comunità è stata bellissima con tantissime persone che hanno partecipato con passione.
Vogliamo dedicare la seconda Chiacchierata Online a condividere quello che è emerso dall’esperimento, commentarlo, creare collegamenti.
L’obiettivo è tracciare insieme le “piste” per la seconda edizione di Città Dal Futuro.
Ti diamo appuntamento a giovedì 11 febbraio alle 09:00 su Zoom.
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Segnali: Spazi e luoghi di lavoro
Le implicazioni della rivoluzione dei luoghi di lavoro sono enormi e ramificate. Può far cambiare le città nel suo complesso, le traiettorie di vita delle persone fino al modo in cui costruiamo e gestiamo il potere
→ Il remote working stravolgerà le grandi città americane
Derek Thompson chiama quella cosa che abbiamo assaggiato un po’ nell’ultimo anno «nowhere-everywhere work». Ha un sacco di problemi e controindicazioni ma «for the most part […] just works» quindi le conseguenze saranno grandi:
[1] la sviluppo di una categoria di ricchi ‘supercommuter’ che con l’aspettativa di pochissimi viaggi in ufficio si trasferiscono in grandi case molto lontano
[2] Il declino delle grandi città della costa innesca il «urban forest-fire effect»: gli attuali residenti se ne vanno dalla città, si abbassa il costo della vita e degli affitti, ciò attira in città una nuova generazione di immigrati e famiglie della classe media che torna a crescere.
[3] La delocalizzazione di persone ad alto reddito porta l’ascesa delle aree interne e la ripartenza del “sogno americano“ che per queste zone negli ultimi decenni si è bloccato
[4] La nuova silicon valley non sarà da nessuna parte, anzi sarà distribuita. Anche se rimane da capire se possa avere la stessa capacità creativa che si genera nel mondo fisico con le infinite collisioni tra lavoro, cultura, arte e vita. [The Atlantic – Segnalato da Giulia Sateriale]
→ Tra casa e ufficio meglio un posto qui vicino
Per la pubblica amministrazione il ripensamento dei luoghi fisici di lavoro è una sfida ancora più complessa. Il Comune di Milano ha previsto all’interno del Piano Organizzativo del Lavoro Agile la sperimentazione del nuovo modello di ‘nearworking’, lo svolgimento dell'attività lavorativa in un luogo in prossimità della propria abitazione o domicilio in coerenza con la visione della città a 15 minuti. Come sedi distribuite saranno utilizzati spazi di proprietà del Comune di Milano e coworking qualificati come contributo ulteriore alla qualità della vita delle persone, alla riduzione dell’inquinamento e allo sviluppare di un vero policentrismo. [La Repubblica – Segnalato da Cristina Tajani]
→ Cambiare gli uffici per trasferire il potere
I luoghi di lavoro che la Pandemia ha più cambiato sono quelli dei lavoratori della conoscenza, digitalizzati e “scaricati” nei nostri spazi privati. Nel frattempo abbiamo imparato tante cose. Infatti se la domanda «a cosa serve un ufficio?» è necessario farsela non è però sufficiente. Leggendo in diagonale questo lungo articolo che raccoglie i punti di vista di manager e architetti sul futuro degli uffici sembra emergere la consapevolezza che l’organizzazione e il design dei nostri uffici influenzano la struttura del potere più di quanto non accada viceversa. [New Yorker e Il Post]
→ Approfittiamone per trasformare anche il modo in cui lavoriamo
Francesca Pick, partner di Greaterthan, ci mette in guardia dal ridurre i modelli organizzativi emergenti a l’ennesimo restyling estetico del solito modo di fare business: come società abbiamo bisogno di cambiare in profondità il modo in cui organizziamo il nostro lavoro e distribuiamo il valore che crea.
Ma perché proprio ora? Perché la discontinuità creata dalla Pandemia è la tempesta perfetta per affrontare sul serio queste domande:
È quello che sta lei sta facendo con Greaterthan, il collettivo di professionisti che aiutano organizzazioni e persone a trasformarsi. [Medium – Segnalato da Luca Cominassi]
Segnali: Corporate think tank
‘Chi’ produce i nostri immaginari futuri non è un fatto indifferente. Ci sta bene che quelli più cool siano costruiti praticamente solo da grandi aziende, per quanto innovative e di successo?
→ Il libro per esplorare la città ideale
“The Ideal City” è il libro appena pubblicato da Space10, centro di innovazione supportato da IKEA, con Gestalten. Raccoglie i migliori progetti urbani da tutto il mondo che spaziano dalle infrastrutture pedonali alle soluzioni residenziali e le idee più d’avanguardia discusse oggi dai designer, architetti, attivisti e leader di comunità che lavorano per migliorare la vita delle persone e del pianeta attraverso le città. [Segnalato da Caterina Laurenzi]
→ Un villaggio della Mesopotamia ci insegna i rischi della tecnologia
Tra il 4000 e il 1900 a.c. Uruk era una città densamente popolata da artigiani altamente qualificati. È anche il luogo fino a cui possiamo rintracciare la nascita di tre tecnologie che di strada ne hanno fatta: la produzione in serie, la finanza e la scrittura. Come queste abbiamo contribuito contrariamente a renderla il modello urbano da copiare e al suo declino te lo lasciamo scoprire nell’articolo di Sidewalk Labs, l’organizzazione dedicata all’innovazione urbana parte di Alphabet, la holding di Google. [Segnalato da Matteo Cadeddu]
Segnali: Rapporto tra cultura e consumo
Se ogni atto d’acquisto è un atto politico, è interessante chiedersi se è anche vero il contrario e come nuovi ideali formeranno nuovi comportamenti di consumo?
→ Nano-fabbriche e micro-negozi di comunità
Se il futuro non è un concetto generico ma localizzato, osservare come le mega-aziende del largo consumo stanno pensando di adattarsi a questo contesto che falsifica il loro modello è affascinante.
La visione di Unilever per rispondere in modo preciso e rapido a esigenze di un mercato specifico è quella di creare migliaia di linee di produzione in tutto il mondo anziché di un’enorme sito produttivo centralizzato. Per farlo ha miniaturizzato in un’unità container di 12 mq un sistema di produzione completo (dalla lavorazione di materie prime all’etichettatura dei prodotti) che è facilmente trasportabile, controllabile da remoto e che non produce rifiuti. E cosa fanno i grandi brand con impotenti catene retail monomarca? Stanno sostituendo i loro formati monomarca di grandi dimensioni con micro-vetrine di quartiere con servizi curati sull’esigenze dell’area.
→ Per «flexare» non conta il prezzo ma saper ‘curare’ le proprie scelte d’acquisto
Ana Andjelic, esperta di culto di marketing, sta documentando la nascita di una nuova era nella storia dei comportamenti dei consumatori: quella del ‘flex commerce’. Non è attraverso il valore economico o l’esclusività dei prodotti che acquistiamo (che sono spesso associate) che dimostriamo di avere gusto ma sulla base capitale culturale e sociale che questi prodotti rappresentano. L’attività primaria di questo consumatore quindi non è acquistare ma fare ricerca, selezionare, collezionare ispirazioni. È un segnale che l’ultimate status è quello di disporre di tempo da investire «accumulare conoscenza, affinare le proprie capacità e occhio, curare il proprio stile di vita, fare ricerca e sviluppare rituali di consumo e regimi del gusto».
Bacheca di questa comunità
Progetti e iniziative realizzate da persone che appartengono a questa community
→ Finanziare dal basso progetti per la città
Il 28 gennaio è stato lanciato Il crowdfunding civico del Comune di Milano per sostenere 7 progetti che hanno l’obiettivo dei quartieri e dalle comunità. Ogni realtà selezionata ha 60 giorni per raccogliere una parte delle risorse (il 40%) attraverso piccole donazioni dei cittadini e il Comune finanzierà il resto dei costi fino a €60.000 con un contributo a fondo perduto. Puoi donare qualunque cifra. [Segnalato da Annibale D’elia]
→ Imparare a progettare cultura
Il 4 marzo 2021 partirà il primo corso organizzato da cheFare di progettazione culturale. Tema centrale che sarà esplorato è quello del rapporto tra ‘Complesso / Complicato’ cioè «l’idea che fare cultura sia complesso, non complicato» [Segnalato da Bertram Niessen]
→ Misurare il valore e la qualità dei soggetti comunitari
AICCON presenta la seconda edizione del Community Index® che mostra l’avanzamento questo strumento che ha ideato: un cruscotto di indicatori progettato per monitorare la missione comunitaria delle istituzioni e il loro contributo. [Segnalato da Paolo Venturi]
→ Trovare nuovi modelli da seguire
La «filosofia contaminante» di Sineglossa che mette a sistema artisti, scienziati, imprenditori e umanisti per realizzare progetti straordinari è da imitare come solo le cose che ci piacciono ci spingono a fare. Dai un occhio anche alla loro newsletter perché stanno facendo un lavoro sui modelli da seguire per il 2021 da seguire. [Segnalato da Cristiana Rubbio]
Per finire, se è un periodo che le cose vanno un po’ storte ecco un tweet per te
Footnote
Se non si fosse capito siamo persone davvero appassionate di newsletter. Prima di tutto ne siamo voraci lettrici.
Per questo ci ha fatto un sacco piacere vedere questo pazzo esperimento collettivo inserito nella selezione di migliori newsletter di BeUnsocial di Alice Avallone insieme alle nostre prefe del cuore.
Segnali Dal Futuro in numeri:
728 segnalatrici e segnalatori
69% dei contenuti da segnalazioni
Aggiornato 6 febbraio 2021, ore 13:00.