Quanta flessibilità puoi permetterti? #16
Segnali da → lavoro iper-flessibile, miniere itineranti, quartieri brandizzati, costellazioni artificiali, letteratura replicante, biblioteche videogiocabili e nudi digitali.
Ciao!
Come sta andando con i primi freddi? Hai acceso i caloriferi per stare in casa in maglietta? Faccelo sapere perché ne parleremo nel prossimo numero dedicato alla questione climatica. Se hai voglia di contribuire, inviaci il tuo segnale con un link a segnalidalfuturo@substack.com.
Per questo numero invece l’argomento bollente è il lavoro, o meglio, come la new normality preveda di lavorare su come fare in modo che il lavoro non sia più lo stesso.
L’epifania dell’era pandemica sembra infatti essere che «esistiamo per fare qualcosa in più che lavorare». Non è passata inosservata alle grandi aziende che stanno assistendo a un fuggi fuggi senza precedenti della loro forza lavoro. Per questo hanno iniziato a sperimentare alternative alla settimana lavorativa tradizionale, da quella di 4 giorni ai 7 come-vuoi-tu.
Ma non è solo una questione di numeri. Il bisogno di ‘iper-flessibilità’ si sta trasmettendo anche ad altre parti della nostra vita, influenzando la moda, il mercato immobiliare, i trasporti e tanto altro.
Insomma, soprattutto chi ha competenze distintive da far fruttare potrebbe privilegiare un lavoro che disturbi il meno possibile la vita privata e che garantisca abbastanza soldi per sostenerla. Una faccenda che sia capovolgerebbe il modo in cui si sceglie dove vivere e sia confuterebbe il modello delle aziende purposeful e a forte senso di impegno e partecipazione.
Ah, prima di lasciarvi agli altri segnali, è già stato inventato un neologismo per tutto questo: hi-flex economy, l’economia dove tutto è opzionale – ma solo se puoi permettertelo.
Dove guardiamo quando pensiamo a cosa succederà dopo la pandemia
Curato da Matteo Brambilla, Valentina Lunardi e Stefano Daelli
→ Estetizzare la Pandemia come fosse un ricordo lontano
Su TikTok e YouTube stanno spuntando diversi video che idealizzano i trend e le mode nate durante l’inizio della pandemia, ovvero soltanto un anno e mezzo fa, al punto che è nato anche un termine: early-pandemic aesthetic. I video sono accomunati dal fatto di parlare di quelle prime fasi come eventi lontani e sfumati quando si tratta invece di un passato molto prossimo.
La pandemia sembra aver fornito l’humus perfetto in cui celebrare un passato che però non è ancora passato, una sorta di ‘nostalgia anticipatrice’ da intendere come la paura di perdere il presente prima ancora che questo sia passato. Secondo diversi studi infatti, la nostalgia è una risposta naturale all'incertezza e all'insoddisfazione ed è strettamente correlata con la solitudine e l'isolamento. [The Atlantic]
→ C’è valore nell’inefficienza
L’efficienza è uno dei pilastri su cui si poggia la società occidentale (e più in generale quella capitalista) da più di 150 anni. Come spiega la Treccani, l’efficienza è un termine del linguaggio economico che indica la situazione di massima capacità produttiva e costi minori possibili all’interno di un complesso industriale o in un’attività commerciale. Oggi però qualcosa sta cambiando: stanno emergendo 5 modelli di business centrati sull’inefficienza che possono dare forma a nuovi futuri che mantengono l’obiettivo di generare valore per le organizzazioni che li implementano, ma anche per la società nel suo complesso. [Sociology of Business]
→ Anche le nuove parole sono importanti
Siamomine, il magazine indipendente dell’agenzia creativa Mine Studio, prosegue un’indagine sul tema dei neologismi della nuova socialità 2.0 indagando 5 nuove parole. In questa puntata si va dalla ‘Fear Of Missing Out o FOMO’, alle modalità di socializzazione virtuale, dai party silenziosi al ‘social burnout’. Parola preferita? Social notworking.
Ci sta bene che siano le imprese a costruire i quartieri? Dipende da come lo fanno
A cura di Davide Agazzi e Giulio Zucchini
→ A Dublino Guinness vuole costruire il quartiere più “cool” del mondo
Attorno alla storica sede della Guinness a Dublino nascerà un nuovo quartiere dedicato a vita, imprenditoria, creatività e commercio. A scommettere su questa opportunità sono Diageo, la multinazionale proprietaria del marchio irlandese più noto al mondo, e lo sviluppatore Ballymore. Si tratterà ovviamente di un distretto ad emissioni zero e ospiterà una componente significativa di case accessibili (social housing), confermando due tendenze che si stanno consolidando per le grandi città. [Irish Central]
→ Non solo Arci, anche Gucci si apre i suoi Circoli
Spuntano come funghi i temporary store di Gucci. Spazi temporanei dove vivere «una esperienza immersiva alla scoperta dei codici della Maison». Oltre ad una esclusiva collezione dedicata al centenario del brand, in questi “Circoli” trovate musica, sale lettura e persino una piscina. Una rinnovata attenzione alle esperienze «dal vivo» e alle comunità di quartiere, almeno stando al redazionale con cui l’iniziativa è presentata. Ti consigliamo un giro al Circolo di Londra. [GQ]
→ Se fossero i negozi di quartiere ad offrire nuovi servizi sociali a chi ha di meno?
Accade già oggi, grazie al network europeo ‘The Chime’, fondato in Francia nel 2015 e che oggi opera in 7 nazioni, 17 città e a cui ha aderito 1089 negozianti. Grazie ad uno speciale sistema di adesivi esposti in vetrina, i proprietari dei negozi comunicano in maniera discreta quali sono i servizi che offrono gratuitamente a persone che vivono in situazioni di precarietà. Può trattarsi di una doccia, dei prodotti alimentari, vestiti nuovi o usati, o anche solo la possibilità di fare una chiamata o una fotocopia. Un buon modo per costruire insieme città più inclusive. [Red Social Innovation]
The big corp rulez: “dittatura letteraria”, astrocolonialismo e città mobili
A cura di Ilaria Nicoletta Brambilla e Giulio Zucchini
→ Quali libri scriviamo lo decide Amazon
Sembrerebbe che la sua nascita sia dovuta alla lettura di Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro da parte di un insoddisfatto Jeff Bezos. Però è certo che le ambizioni del colosso del commercio online riguardano, oltre alle imprese extra terrestri, i continui tentativi (e molti successi) di orientare il mondo della letteratura: non solo in termini di produzione e fruizione ma riguardo a come questa circoli online. Cosa succede se la cultura aziendale definisce quella letteraria? Un continuo riproporsi di titoli tutti uguali. [Tank Magazine]
→ Il colonialismo stellare sovverte le mappe fissate nelle stelle
Gomeroi, Métis, Cree, Mi’kmaw e molti altri gruppi rivendicano i propri diritti sul paesaggio stellare e accusano le corporation come SpaceX di “astrocolonialismo” perché rendono il cielo, inteso come oggetto culturale così affollato al punto da essere irriconoscibile. Si stima che entro il 2030 ci saranno circa 100.000 satelliti operativi a occupare l’orbita terrestre, formando nuove costellazioni che modificano il panorama astronomico. Oltre al problema dei rifiuti spaziali che non sappiamo ancora bene come risolvere (e che a quanto pare Steve Wozniak si è messo in mente di mappare) questi oggetti celesti artificiali stanno creando non pochi problemi a tutti quelle comunità che sulla continuità dell’aspetto del cielo notturno fanno affidamento. [Vice, Techcrunch]
→ Il paradosso della compensazione
Kiruna è una cittadina di 20.000 abitanti della Lapponia svedese, situata accanto a una miniera di ferro che dà lavoro alla maggior parte dei suoi abitanti. Quella mineraria è un’industria particolarmente remunerativa ma inquinante e i responsabili della LKAB, l’azienda pubblica che gestisce la miniera, sanno di dover ridurre la propria impronta ecologica. Con un abile coup de théâtre hanno pensato di trasferire Kiruna 3km più in là per ricostruirla secondo i migliori canoni di sostenibilità ambientale e farla diventare un modello, il tutto mentre la miniera si espanderà dove ora sorge la città. È più greenwashing o laboratorio d’innovazione? [Le Grand Continent, FRA]
Essere eversivi non è più come una volta
A cura di Davide Agazzi
→ Sfuggire alla censura, grazie a Minecraft
È un'idea di Reporter Senza Frontiere, un'organizzazione non governativa e no-profit che promuove e difende la libertà di informazione e la libertà di stampa. Ha creato una biblioteca digitale all’interno del videogioco più diffuso al mondo. Uno spazio libero, dove catalogare informazioni e notizie considerate illegali in Paesi come Arabia Saudita, Vietnam, Russia o Egitto. [El Pais, SPA – segnalato da Luca Monti]
→ L’ente turistico di Vienna apre un profilo su OnlyFans per promuovere i nudi di Schiele e Moser
Certo è un’iniziativa acchiappa-titoli ma anche una protesta nei confronti degli algoritmi di Facebook e TikTok che finiscono per censurare anche opere d’arte. Tanto vale allora provare a veicolarli su piattaforme a pagamento come OnlyFans, popolari soprattutto per i contenuti pornografici che ospitano. Chiamatelo, se volete, audience engagement. [Art Tribune - segnalato di Valentina Lunardi].
→ Giocare per sopravvivere
Nelle Filippine alcuni lavoratori bloccati durante il lockdown (anche non più giovanissimi) si sono chiesti come fare per sbarcare il lunario e hanno iniziato a guadagnare attraverso Axie Infinity, un videogioco basato sulla creazione, vincita e scambio di oggetti digitali a cui è associato un NFT. Gli scambi avvengono grazie a criptomonete e producono reddito reale. Nasce così il modello ‘Play to Earn’ che si sta diffondendo anche in altri contesti. Se ti va di approfondire, c’è un simpatico documentario su questa storia. [The Verge - segnalato da Giulio Bordonaro]
Mappe per navigare il futuro
A cura di Cinzia d’Emidio
→ L’urbanizzazione americana attraverso le mappe antincendio
A partire dal 1867, e con un picco negli anni '30, la Sanborn Map Company ha prodotto mappe per le assicurazioni antincendio di oltre 12.000 città e paesi degli Stati Uniti. Sono estremamente dettagliate: indicano la posizione di officine meccaniche, altiforni, fucine ma anche la dimensione della popolazione, la direzione prevalente del vento, la posizione di pitture e vernici e il numero di guardiani notturni sia interni che esterni.
La loro funzione era quella di valutare i rischi senza dover inviare un agente assicurativo in ogni proprietà ma oggi sono uno “spioncino” per ricostruire la storia dell’urbanizzazione americana che non ha rivali. [segnalato da Benedetta Roiati]
→ Quanto velocemente si è caricata questa pagina?
La risposta cambia in base a quale dispositivo utilizziamo e da dove lo facciamo. Questa mappa visualizza le velocità di connessione a internet nel mondo sia per la banda larga fissa che per quella mobile utilizzando i dati dello Speedtest Global Index™.
→ Dove finisce tutto il cibo del mondo?
Quanto ne produciamo? Come viene distribuito? Dove è troppo e dove è troppo poco? Di quanto ne abbiamo veramente bisogno? Questa infografica visualizza il percorso del cibo grazie ai dati raccolti e condivisi da Our World in Data, EAT Annual Review e Food and Agriculture Organization of United Nations.
→ Quali sono le lingue più parlate al mondo?
Dai dati pubblicati da Ethnologue, è emerso che oggi nel mondo si parlano almeno 7.102 lingue vive ma le 23 più diffuse sono utilizzate da più del 50% della popolazione (4,1 miliardi di persone). Il South China Morning Post ha pubblicato una visualizzazione che mette in relazione le lingue più parlate indicando il numero di madrelingua e le diverse regioni a livello globale.
Bacheca di Comunità
A cura di Matteo Brambilla
• Libro: Atlante dei Paesi che non esistono più
Una rassegna dell’entità nazionali, paesi che si autoproclamano, nascono e poi muoiono. L’atlante racconta 48 paesi suddivisi in 4 categorie: Squinternati & Opportunisti, Malintesi & Micronazioni, Imposture & Regni perduti, Fantocci & Giochetti Politici.
Gideon Defoe, Il Saggiatore
• Libro: Spazi del possibile
Analizza il ruolo dei nuovi luoghi della cultura e le opportunità fornite dalle pratiche di rigenerazione a partire dall'esperienza di ‘Culturability’, il programma nazionale dedicato ai centri culturali riattivati promosso da Fondazione Unipolis. È stato presentato oggi a Roma al Ministero della Cultura. Qui trovate un articolo di presentazione scritto da Roberta su cheFare.
A cura di Roberta Franceschinelli, Franco Angeli
• Conferenze: Urban Age Debates
La London School of Econonomics ospita una serie di dibattiti sulle prospettive delle città negli anni 20. Utile per uno sguardo internazionale [Segnalato da Carla Sedini]
• Traguardi: il più grande impianto eolico collettivo d'Italia
L’impianto inaugurato è stato realizzato da ènostra, cooperativa energetica etica e sostenibile, si trova a Gubbio e fornirà energia a 900 famiglie.
• Posdcat: nasce beCIVIC, il podcast che parla di civismo, qualunque cosa sia.
Filosofi e filosofe, rapper, community manager, comici e altri e altre ancora, una puntata al mese per decostruire, immaginare e concretizzare nuove definizioni della parola ‘civismo’, che suona sempre un po’ male. La prima puntata si intitola La Società ‘All You Can Eat’ e tratta di cittadinanza e mentalità sociale con Maura Gancitano e Andrea Colamedici di TLON. 30 minuti da gustare insieme o dopo il caffè.
Hai captato un segnale dal futuro?
→ inviacelo a segnalidalfuturo@substack.com
Segnali Dal Futuro è la comunità diffusa di apprendimento per allenarsi ad immaginare il futuro composta da 1.132 persone.
Questo numero è curato da Davide Agazzi, Giulio Bordonaro, Ilaria Nicoletta Brambilla, Matteo Brambilla, Stefano Daelli, Giorgio De Ambrogio, Cinzia D'Emidio, Valentina Lunardi, Luca Monti, Francesco Pirri, Benedetta Roiati, Silvia Spinelli, Giulio Zucchini.
Introduzione di Valentina Lunardi.
Aggiornato 27 ottobre 2021, ore 08:00.
Arrivederci al prossimo numero e condividi Segnali dal Futuro!