E tu che segnali provi a ignorare? #37
Messaggio audio + Segnali da → Futuri preferibili, saluti romani, pronatalisti atei, luoghi esauriti, centri commerciali, assicurazioni di lusso, algoritmi autoreferenziali
Abbiamo fatto un esperimento: una sorta di rassegna stampa audio di questo numero, raccontata da Valentina e Stefano. Ascoltala qui sopra!
Introduzione
→ a cura di Valentina Lunardi
L’applicazione di modelli di foresight, la disciplina che comprende le tecniche per esplorare i futuri possibili in modo da anticipare il cambiamento, si muove solitamente attorno a due tipi di futuri: quello "probabile" e quello "preferibile", all'interno dei confini del plausibile. Esiste però una terza dimensione che spesso sottovalutiamo o, forse, temiamo: le cosiddette "wild card", eventi capaci di far collassare visioni e tendenze di sviluppo che parevano consolidate.
Mentre il rituale momento di passaggio tra due nuovi anni si conclude e così la ricognizione tra le varie predizioni per il 2025, mi sono scoperta a disagio leggendo un quadro di futuro “capovolto”, dove modelli di socialità e consumo tradizionali si accompagnano a un nuovo interesse per orgoglio nazionale e fascinazioni autoritarie a partire proprio dai più giovani.
Se tu, come la sottoscritta, senti un certo sbigottimento nell’osservare questi scenari, potresti aver pensato che i trend si sono ribaltati, smentiti. Oppure questo senso di malessere è perché tendiamo a focalizzarci solo sui segnali che raccontano i futuri preferibili? Mentre fanno il loro ritorno persino le cannucce di plastica, in questo numero abbiamo provato a concentrarci su segnali in controtendenza, chiedendoci quanto è ampio il nostro orizzonte di immaginazione.
Buona lettura.
Nel paese delle creature selvagge
→ a cura di Valentina Lunardi
Davanti al distopico saluto romano di Elon Musk, è legittimo domandarsi se il di nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump vada letto in chiave fascista. Eppure i paragoni con i luoghi oscuri del secolo scorso potrebbero offuscare più che spiegare il significato del trumpismo per il secolo futuro. Quali strumenti servono per comprendere un Nuovo Mondo in cui pronatalisti atei e data-driven convivono con teorie complottiste e mistico-spirituali?
Forse la chiave è, come cantava Lou Reed, “take a walk on the wild side” di dati e segnali, non tralasciando il Vecchio Continente. Tra l’arrivo di finti biglietti di remigrazione nelle cassette della posta di famiglie con nomi non tedeschi e il piano di informazione decentralizzata di Musk per l’Europa, l’autoritarismo si impone come un trend Gen Z.
Come reagiremo a tutto questo? Forse chiudendosi nelle nostre consapevolezze culturali o ricercando nuove eversività.
Fonti: Iconografie XXI, The Guardian, Simone Alliva, The Standard, rent free., Il Nemico
Luoghi consumati e resi consumabili
→ a cura di Stefano Daelli
Alcuni posti si stanno esaurendo non per mancanza di risorse, ma per come li usiamo. Il Giappone ha registrato 37 milioni di turisti nel 2024. Risultato? A Fujikawaguchiko costruiscono muri per nascondere il Monte Fuji. Dubrovnik limita le crociere. Venezia raddoppia la tassa d’ingresso. Ma sono davvero soluzioni o solo un altro prezzo per chi può permetterselo?
L’eccesso di accesso consuma i luoghi fino a renderli inospitali. Non succede solo nel turismo. Le città diventano corridoi di transito. Starbucks non è più un “terzo luogo” ma un hub per il delivery. Whole Foods diventa un magazzino Amazon. Lo spazio pubblico perde la sua funzione sociale. Il nuovo lusso? Poter stare in un posto senza dover comprare nulla.
E poi c’è la questione di classe. Sulle piste da sci, il prezzo dello skipass seleziona chi può permetterselo. Nelle campagne, il privilegio urbano riscrive la ruralità per chi vuole un “ritorno alla natura” da weekend. E sull’isola di Sylt, roccaforte delle élite tedesche, centinaia di punk organizzano una “invasione” per sfidare la gentrificazione estrema. Da un lato club privati e jet privati, dall’altro tende e striscioni. Chi ha diritto a stare dove?
Anche le parole abitano la città e possono essere consumate o sottratte. “All text in nyc” usa Google Street View per mappare insegne, graffiti, pubblicità e proteste. Ogni ricerca rivela chi vende, chi resiste, chi lascia tracce.
Fonti: Fondazione Feltrinelli, Frustration Magazine, Kneeling Bus, New York Times, Rivista Studio, The Guardian
E se i giovani smettono di comportarsi da giovani?
→ a cura di Davide Agazzi
La confusione e l’imprevedibilità dei tempi che stiamo vivendo si riflettono in maniera particolare nei più giovani. In poche parole, non si capisce più niente di come si comportano. Emergono stili di vita e di consumo legati più a subculture culturali che anagrafiche, basati su valori sorprendentemente più tradizionali di quelli che associamo al concetto stesso di gioventù. O su valori che non riusciamo ad associare più al “progressismo”, probabilmente perché ci parlano di un progresso diverso da quello che ci immaginavamo.
Qualche esempio? Le Femcel influencer invitano i loro follower ad abbandonare la gender equality e puntano a sfruttare i maschi per conquistare indipendenza economica, mentre si afferma una rinnovata centralità dei centri commerciali come luoghi di incontro e un rifiuto sempre più marcato della socialità online per come l’abbiamo sin qui conosciuta (tra i motivi, semplicemente, è che ci sono troppe app che rubano la nostra attenzione. E che siamo molto più soli).
Torneremo ad incontrarci in presenza e a dare valore agli amici che possiamo incontrare tutti i giorni? Ci inventeremo nuovi spazi di relazione più tradizionali? O semplicemente spariremo per un po’, come stanno facendo gli “Zillennials”? Sembra emergere una generazione di paradossi, che prova nel bene e nel male a ridefinire nuovamente il concetto di cosa significa diventare adulti.
Fonti: The Guardian, News 5 Cleveland, Eugene Healey, Honest Broker, The Atlantic, Johnny Shock, Marie Claire
Wild-fires e assicurazioni di lusso
→ a cura di Ilaria N. Brambilla
Torniamo sul tema assicurazioni e crisi climatica (vedi Segnali #35). Gli incendi che a gennaio hanno colpito la California, non sono stati un caso eccezionale per l’area. Tuttavia, secondo John Vaillant, autore di “L’età del fuoco”, hanno avuto lo stesso pattern di altri “incendi del 21° secolo”, come li definisce, cioè preceduti da ondate di calore estreme e siccità prolungate e che possono avvenire ovunque, crescono in modo esponenziale e diventano praticamente impossibili da contenere, costringendo i vigili del fuoco a concentrarsi sul salvataggio delle persone piuttosto che sullo spegnimento delle fiamme.
Le conseguenze sono evidenti: nel caso californiano, il Palisades Fire potrebbe diventare l’incendio più costoso della storia degli Stati Uniti, con danni stimati fino a 150 miliardi di dollari. Le principali compagnie assicurative, però, avevano battuto in ritirata già da mesi, cancellando le coperture o alzando esponenzialmente le tariffe. Il fenomeno potrebbe portare a una crisi immobiliare simile a quella del 2008, con il crollo dei valori delle proprietà in aree dove l’assicurazione diventa inaccessibile. Il problema è che la crisi assicurativa non riguarda solo le polizze: se il valore delle case diminuisce, anche le entrate fiscali comunali calano, influenzando i servizi pubblici.
Un paio di settimane dopo gli incendi, gli USA si confrontano con un presidente che cancella siti, posti di lavoro, ricerche accademiche, finanziamenti vari per tutto ciò che contiene la parola “clima” e invoca le trivelle, aprendo la strada ad altri Paesi per rallentare o eliminare gli impegni per la riduzione delle emissioni.
Nel frattempo, Paesi come il Malawi si confrontano con le conseguenze di cambiamenti climatici a cui non hanno contribuito e dipendono dalle assicurazioni parametriche, strumenti finanziari limitati da ritardi nei pagamenti, dati imprecisi e condizioni d’adesione irrealistiche. Lo stesso sistema è usato in Cina, dove però è lo Stato che prevede coperture assicurative per la popolazione (con finanziamenti insufficienti). In Italia invece è stata posticipata l’entrata in vigore dell’obbligo di assicurazione per le aziende per dotarsi di una polizza contro gli eventi catastrofali. Un sindaco francese, adottando una soluzione punk per sopravvivere, ha emesso un decreto comunale che proibisce le catastrofi naturali per denunciare l’assurdità del sistema assicurativo francese.
Fonti: Segnali dal Futuro, Iperborea, Inside Climate News, CBS News, Yale Climate Connections, The Guardian, BBC, Bloomberg, Rinnovabili, France Info
Algoritmi che parlano ad altri algoritmi. Non a noi.
→ a cura di Stefano Daelli
Su Spotify, le playlist chill e jazz sono piene di artisti fantasma: nomi senza volto, senza storia, senza diritti. È tutto sottofondo, tutto funzionale. Nessuno si chiede più chi sta suonando. Nel frattempo, l’Authors Guild lancia una certificazione per distinguere quelli scritti da esseri umani, in un mare di testi generati dall’AI. Anche la conoscenza accademica finisce triturata: ricerche complesse diventano video stupidi per fare views, ipotesi si trasformano in meme-spiegoni, il contesto evapora.
Il problema non è l’AI. È il modello. Quello che appiattisce tutto per massimizzare l’engagement: quello che vediamo online non è davvero “per noi”. Il nostro For You Page ci illude di essere i destinatari, ma siamo solo numeri in cluster di comportamento. I video non sono fatti per le persone, ma per l’algoritmo—per massimizzare engagement, viralità, tempo di permanenza.
Chi scrive, chi suona, chi crea? La risposta è quasi sempre la stessa: non importa. Basta che si clicchi. Ma alla fine la domanda vera è: chi ci guadagna?
Fonti: Harper’s Magazine, Memenome, The Etimologhy Nerd, The Verge, Women Writin’ ‘Bout AI
Miscellanea
→ a cura di Luisa Facchinetti
Utopie urbane. A Città del Messico, spazi culturali e sportivi stanno riducendo la criminalità e disuguaglianze, ma a quale costo?
Power cringe. Mentre il mondo brucia, i tech giants si impegnano, nei modi più imbarazzanti, ad adulare il nuovo presidente.
La solitudine ti ha preso male? Guarda come un fattore in Minnesota ha adottato una famiglia su facebook.
L’era del Consumer+. Una fusione tra B2C e B2B sta plasmando il futuro delle imprese digitali. Come ci siamo arrivati?
Messaggiare con gli uomini. Molti ragazzi sono pessimi a rispondere ai messaggi degli amici, così tanto che potrebbe renderli più soli.
Fonti: The Guardian, The Atlantic, Wired, Internet Culture
Segnali dal Futuro è un progetto collettivo che intercetta e racconta storie, sperimentazioni e innovazioni sociali, culturali, tecnologiche, politiche ed economiche.
Nasce da un esperimento dei fondatori di FROM che continua a sostenerla.
Questo numero è curato da Valentina Lunardi.
Hanno contribuito: Davide Agazzi, Giulio Bordonaro, Ilaria Nicoletta Brambilla, Matteo Brambilla, Mafe de Baggis, Mario Bochicchio, Stefano Daelli, Giorgio De Ambrogio, Cinzia D'Emidio, Luisa Facchinetti, Nicoletta Gomboli, Chiara Leonardi, Valentina Lunardi, Luca Monti, Francesco Pirri, Filippo Pretolani, Silvia Spinelli e Giulio Zucchini.
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