Perché immaginiamo città virtuali? #7
→ 15 minuti, nearworking, classifiche, Parigi, non-fungible token, universi digitali, reti locali, centri culturali e urbanistica di genere
Ciao,
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Perché se questo è un esperimento di intelligenza collettiva,
più siamo più è potente il risultato.
Grazie
Segnali: sviluppo urbano
→ La ‘città a 15 minuti’ intensifica le disuguaglianze?
Questo concetto diventato popolare durante la pandemia si basa su un principio facilmente condivisibile perché ha come obiettivo città più sostenibili: l’accesso rapido ai servizi di prima necessità per un residente – come assistenza sanitaria, scuola, occupazione, cibo – non deve dipendere dal possesso (o utilizzo) di automobile. 1
Esperte come la la urban designer Jay Pitter stanno facendo notare che questo modello rischia però di perpetuare disuguaglianze sociali e mantenere segregate le comunità marginalizzate. La soluzione proposta è di lasciare alle comunità stesse la responsabilità e gli strumenti per auto-determinare le scelte urbanistiche che le riguardano. 2
→ Dimmi come lavori e ti dirò di che città sei
A settembre 2020 la percentuale di dipendenti in presenza nei grattacieli di Milano City Life oscillava tra il 5% (Generali) e il 60% (PwC). Se lo smart working massivo diventasse la normalità le conseguenze di primo ordine (chiusura bar e ristoranti, riduzione del trasporto pubblico, diminuzione del traffico) e di secondo ordine (contrazione valore degli immobili, riduzione del gettito fiscale, spopolamento di intere aree) cambierebbero i connotati di interi quartieri urbani e sub-urbani.3
Ad aver beneficiato maggiormente di questi nuovi modi di lavorare ad oggi sono le grandi aziende di servizi perché hanno generato economie su straordinari, trasferte, affitti e costi generali. Paradigmi nascenti come quello del nearworking sono quindi strategici non è solo per i benefici sulla qualità della vita individuale ma per la capacità di generare benefici collettivi come la redistribuzione capillare del valore.4
→ Le aziende che stanno progettando il futuro dell’abitare
L’instabilità senza precedenti del 2020 unita ad una sempre più diffusa consapevolezza dell’urgenza di contrastare il cambiamento climatico ha spinto molte aziende del settore dello sviluppo urbano ad intraprendere progetti ambiziosi sostenuti da visioni progressiste a lungo termine.
Fast Company ha stilato la classifica delle 10 aziende più innovative tra cui Stablegold Hospitality, che ha trasformato 9 proprietà commerciali semi-abbandonate in Georgia e North Dakota in una rete di sicurezza abitativa per cittadini a basso reddito, Veev, che sta reinventando il modo di costruire le case per risolvere la carenza mondiale di abitazioni, allo studio PAU che ha progettato una soluzione sorprendentemente fattibile per la transizione di NY ad sistema senza auto.5
Segnali: regno digitale
→ Il videogioco per costruire la tua versione personalizzata di Parigi
Con soli €12.66 e una connessione internet puoi modifica, distruggere e ricostruire a tuo piacere una delle città più famose del mondo anche se sarebbe più corretto dire una sua dettagliatissima versione digitale6.
‘The Architect: Paris’ è un videogioco disponibile su Steam che tra le caratteristiche ha quella di avere un obiettivo o una conclusione, non è un gioco di strategia o simulazione. Fornisce uno strumento potentissimo di progettazione facile da usare e uno ambiente completamente personalizzabile con cui creare infinite versioni della capitale francese con l’unica finalità di dare sfogo alla propria immaginazione.
→ Un formato file per rivoluzionare l’economia dell’arte e della creatività
La casa d’aste Christie’s settimana scorsa ha battuto il monumentale collage dell’artista digitale Beeple alla cifra record di $69.346.250 rendendolo il terzo artista vivente più valutato del mondo7.
Ciò è stato possibile perché ad essere acquistata non è stata una “stampa” ma la proprietà digitale del file originale venduta come non-fungible token. NFT è un formato di file basato sulla tecnologia blockchain che permette di certificare la persona proprietaria della “copia originale” di un file digitale che invece per sua natura è replicabile all’infinito senza lasciare tracce8.
Negli ambienti più di frontiera dell’arte circola da qualche tempo perché è visto come la leva per ribaltare il modello economico della creator economy: ogni volta che un artefatto digitale (foto, animazione, musica) genera una transizione di valore (like, view, stream), grazie al fatto che è sempre possibile risalire al creatore/proprietario una percentuale può essere ridistribuita ad esso.9
Tutto quello che c’è da sapere in un podcast della durata perfetta. 10
→ Il post-internet che altererà i luoghi in cui viviamo (e che lavoro faremo)
Già dalla fine degli anni '70 parte della comunità tecnologica ha iniziato ad immaginare un successore di internet chiamato "Metaverso", una manifestazione della realtà ma basata su mondo virtuale (come quello raccontato in Player One).
Con la possibilità di generare trilioni di valore come nuova piattaforma computazionale e di distribuzione di contenuti, è diventato l’obiettivo (quasi) dichiarato per molti dei giganti tecnologici come Apple, Facebook o Epic Games che con il suo Fortnite è la meglio piazzata.
La scarsità di manodopera e di proprietà immobiliari è da centinaia di anni il motore delle trasformazioni urbane delle economie sviluppate. Se il Metaverso altererà il modo in cui allochiamo e monetizziamo le risorse dobbiamo aspettarci lo stesso. Ad esempio, persone che scelgono di vivere fuori dalle città potranno partecipare alle loro economie ad "alto valore" attraverso il lavoro virtuale; oppure se i consumi si spostano verso beni, servizi ed esperienze virtuali, cambieranno i luoghi fisici in cui viviamo, l'infrastrutture pubbliche e il mercato del lavoro.11
Segnali: fare comunità
→ Rete sociale di prossimità e sburocratizzazione
Durante il primo focolaio di Coronavirus a Milano, Groseil Ross ha iniziato a seguire da vicino l’esperienza delle Brigate Volontarie per l'Emergenza, un gruppo di giovani vicini ai movimenti sociali autonomi e centri sociali.
La sua ricerca si è basata su due domande: [1] come i movimenti sociali auto-organizzati hanno gestito la risposta alla crisi del Coronavirus e [2] se questo movimento dal basso può cambiare la forma e l'organizzazione della città.
Il risultato è che che l’impatto delle Brigate va ben oltre i numeri (1000 volontari, 17.821 persone aiutate, 284 tonnellate di cibo consegnate per un totale di 30.000 pacchi alimentari) perché ha rappresentato una dimostrazione della potenza delle reti sociali locali nell’intercettare e aiutare i membri più isolati e fragili delle comunità. L’insegnamento per città e la loro amministrazioni è di de-burocratizzare le procedure per le attività di impegno civico e rafforzare (e finanziare) nuove alleanze per creare network di solidarietà che sanno arrivare dove il pubblico non riesce.12
→ I ristoranti diventano centri di comunità in abbonamento
A San Francisco il ristorante Quince & Co. ha lanciato un abbonamento annuale che comprende pranzi, consegne di prodotti di stagione, prenotazioni per eventi riservati e workshop didattici. Gli 80 posti sono esauriti subito.
L’ultima iterazione di un settore che sta provando ad adattarsi all’epoca della pandemia è di trasformare i ristoranti in centri culturali offrendo “pacchetti esclusivi” a percorsi educativi e iniziative di community engagement. Il modello tradizionale non è sostenibile in un'economia volatile, mentre quello ad abbonamento porta beneficio su due lati: al ristorante, come gestione finanziaria e fidelizzazione, e alla clientela nel sentirsi parte di una comunità che contribuisce alla qualità della vita e vedersi riconosciuto un ruolo formale di stakeholder.13
→ Costruire una città inclusiva per davvero: urbanistica di genere
Secondo l’ultimo censimento di “Toponomastica femminile” su 4.250 luoghi pubblici, tra strade, vie e piazze di Milano soltanto 141 sono intitolati a donne (di cui 47 Madonne, sante, religiose, benefattrici). «Quanto è rilevante che gli spazi pubblici siano occupati da donne?» è la domande del progetto di ricerca “Sex and the City 2020” delle architette Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro a cui puoi contribuire rispondendo al questionario online ‘Il genere e l'uso della città’.
Se «storicamente la città è costruita dagli uomini per gli uomini» allora, come spiegano in una loro intervista «non si tratta quindi di costruire una città “sicura” quanto una città “inclusiva” a misura di tutti».14
→ Come supportare l'infrastruttura civica nella società post-pandemica?
Fondazione Compagnia di San Paolo e cheFare hanno provato a rispondere a questa domanda a partire dall’analisi dei risultati del bando “Rincontriamoci” emesso da Compagnia di San Paolo per supportare i presidi culturali e civici. Dall’analisi è emerso come questi presidi giochino un ruolo cardine per la tenuta sociale e culturale dei territori e che il mantenimento di questa infrastruttura può essere raggiunto attraverso la costruzione di nuove alleanze tra attori di varia natura con l’obiettivo di passare dalla gestione dell’emergenza allo sviluppo di politiche di sistema.15
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Aggiornato 13 marzo 2021, ore 22:56.
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Maize — segnalato da Valentina Lunardi
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Lab24 — segnalato da Claudia Zampella e Alessandra Lanza
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Matthew Ball – Segnalato da Montserrat Fernandez Blanco
Segnalato da Matteo Villa
Wunderman Thompson Intelligence
The Submarine — segnalato da Gabriella Amicone
AgCult — tra gli autori Matteo Brambilla, co-curatore di questa newsletter